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Riciclare la spugna!? Sì, per fare piantini

In questo blog raccolgo tutte le idee di riciclo che scopro nel web o che sperimento nella vita quotidiana, perché riclare oltre ad essere utile alla nostra economia ed alla natura, a volte è anche divertente e produttivo.

Oggi parliamo della spugna, un oggetto che tutti usiamo in grande quantità e che io butto via dopo pochi mesi con mio grande rammarico. Ho scoperto che invece è molto utile in giardino… l’altra mia grande passione!

Per creare piantini oltre ad avere un buon terriccio è necessario che le radici abbiano spazio dove possano svilupparsi senza essere soffocate e la spugnetta fa proprio al caso nostro.

Si possono ad esempio inserire dei semi, come quelli di limone o di arancio, in un pezzo di spugna tagliato parzialmente a metà. Sistemiamo la spugna chiusa in un contenitore di plastica aperto e versiamo un pochino di acqua. Dopo 2 settimane i semi avranno formato una piccola radice e un piccolo germoglio. Li metteremo in un vaso adagiandoli in un paio di centimetri di terriccio con l’accortezza che il germoglio esca fuori. E dopo qualche mese avremo la piantina di agrumi già spuntata.

È possibile anche riprodurre una pianta partendo da un pezzetto di ramo (talea) grazie alle spugne di riciclo.

Possiamo prendere una vecchia spugna e dopo averla ben pulita da tutte le tracce di detersivo e disinfettata da batteri o muffe, l’adoperiamo al nostro scopo. Riduciamo a pezzetti piccoli la spugna e tagliamo una bottiglia di plastica da acqua poco più della metà. Creiamo un mix di terriccio e spugna a volumi uguali, che dopo aver ben mischiato, sistemeremo senza spingere nella bottiglia. Infiliamo le talee in questo composto e versiamo un poco d’acqua. Poi avvolgiamo il tutto in un sacchetto di plastica trasparente e chiudiamo in alto. Sistemiamolo in una zona che non riceve il sole diretto, ma la luce. Nel sacchetto si formerà un microclima ideale e la luce aiuterà lo sviluppo della pianta. Dopo 3 mesi si toglierà il sacchetto e si vedranno le talee con le prime foglie già spuntate ed a questo punto sono pronte per essere invasate con le loro radici.

Qui di seguito un video utile per capire meglio.


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Questa è l’era della “decrescita felice”?

L’altra sera durante la festa del paese ho avuto la fortuna di ascoltare l’intervento del Sig Maurizio Pallante, esperto di risparmio energetico e fondatore dell’associazione “Movimento per la Decrescita Felice (MDF)”.
Si tratta di un movimento italiano nato all’inizio degli anni 2000 con lo scopo di ridimensionare il modello dello sviluppo fine a se stesso. Il movimento è ispirato alla decrescita teorizzata da Georgescu-Roegen, fondatore della bioeconomia, che parte dal presupposto che la correlazione tra crescita economica e benessere non sia necessariamente positiva, ma che esistano situazioni frequenti in cui ad un aumento del Prodotto interno lordo (PIL) si riscontra una diminuzione della qualità della vita.
Il movimento si struttura in circoli territoriali ed in gruppi di lavoro tematici. Ciò che li contraddistingue è un approccio “pragmatico” al tema della decrescita perchè “da soli si può far poco, insieme le cose cambiano”.

Alcune riflessioni…

Innanzitutto è bene chiarire che la decrescita non è una scelta di vita di “persone naif” che non hanno molto a cui pensare (come mi è stato risposto da più parti) ma è una scelta obbligata perchè il nostro è un modello di economia insostenibile sia per l’uomo che per l’ambiente.

decrescita

Basti pensare che l’’8 agosto 2016 è stato  l’Overshoot Day, ovvero il giorno che segna l’esaurimento delle risorse rinnovabili che la Terra è in grado di rigenerare in un anno.
Attualmente, secondo il Gfn (Global Footprint Network), la popolazione mondiale sta consumando l’equivalente di 1,6 pianeti all’anno, questa cifra dovrebbe salire a due pianeti entro il 2030, in base alle tendenze attuali.

L’umanità ha iniziato a consumare più di quanto la Terra producesse nei primi anni Settanta e, da allora, il giorno in cui viene superato il limite arriva sempre prima (nel 1975 era il 28 novembre) a causa della crescita della popolazione mondiale e dell’espansione dei consumi in tutto il mondo. Inoltre il rapporto dell’ISPRA* suggerisce uno scenario di un’Italia sempre più calda, siccitosa e soggetta a singoli eventi alluvionali, i cui effetti sono purtroppo noti. Dal punto di vista della Temperatura, il 2015 è stato l’anno più caldo dal 1880 ad oggi, sia per la terraferma che per gli oceani. In particolare, analizzando la serie storica dal 1980 ad oggi, si registra un aumento medio di +1,12 °C circa ogni 10 anni

In secondo luogo, la decrescita non è soltanto una critica ragionata all’assurdità di un’economia fondata sulla crescita smisurata della produzione di merci ma è un’alternativa radicale al suo sistema di valori. E’ una rivoluzione culturale che non accetta la riduzione della qualità del prodotto a favore dell’aumento della quantità e non accetta l’aumento del PIL, ovvero dei consumi, come indicatore di “benessere”. Alcuni esempi sono la crescita della produzione di cibo che comporta un abbassamento della sua qualità ed un aumento di quello che si butta; l’aumento dell’uso dell’auto che aumenta lo spreco di benzina nelle code stradali; l’aumento del consumo di farmaci. Pertanto l’aumento dei consumi non comporta sempre una crescita del benessere, sebbene faccia crescere il prodotto interno lordo ma, anzi, genera un peggioramento della qualità della vita!!

Con il termine “decrescita felice” non si intende la promozione della riduzione quantitativa del PIL, ne il “gioire” di un periodo di recessione; inoltre non si identifica con la riduzione volontaria dei consumi per ragioni etiche.decrescita (2)

La decrescita si propone di ridurre il consumo delle merci che non soddisfano nessun bisogno, ovvero gli sprechi (es. gli sprechi di energia in edifici mal coibentati), ma non il consumo dei beni che si possono avere soltanto sotto forma di merci perché richiedono una tecnologia complessa (per esempio: la risonanza magnetica, il computer, ma anche un paio di scarpe), i quali però dovrebbero essere acquistati il più localmente possibile.

L’MDF si propone di ridurre il consumo delle merci che si possono sostituire con beni autoprodotti ogni qual volta ciò comporti un miglioramento qualitativo e una riduzione dell’inquinamento, del consumo di risorse, dei rifiuti e dei costi (per esempio: il pane fatto in casa). E’ inoltre una rivoluzione finalizzata a sviluppare le innovazioni tecnologiche che diminuiscono il consumo di energia e risorse, l’inquinamento e le quantità di rifiuti per unità di prodotto.

Infine, l’MDF ha come obbiettivo l’instaurare di rapporti umani che privilegino la collaborazione e vuole definire un sistema di valori in cui le relazioni affettive prevalgono sul possesso di cose. Se la collaborazione prevale sulla competizione, diminuisce la necessità di acquistare servizi alla persona e diminuisce il prodotto interno lordo, ma il ben-essere delle persone migliora.

In conclusione, se si riduce la durata del tempo giornaliero che si spende nella produzione di merci, aumenta il tempo da dedicare all’autoproduzione di beni e alle attività creative: il prodotto interno lordo diminuisce e il ben-essere migliora.

*(Rapporto ISPRA sul clima 2015, intitolato ” Gli indicatori del clima in Italia nel 2015″. Il rapporto si basa su dati, indici e statistiche relativi a temperatura, temperatura superficiale del mare, precipitazione ed umidità relativa, raccolte dal Sistema nazionale per la raccolta, la diffusione e l’elaborazione di dati Climatologici di Interesse Ambientale).

Fonti: http://www.decrescitafelice.it,  www.noimedianetwork.it,  www.lifegate.it,  www.wikipedia.it

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